Enermìa, la startup innovativa che protegge l’ambiente

Innovazione e ambiente: le due grandi passioni di Flavia Samori

 

Una laurea in Economia aziendale alla Bocconi, un dottorato di Ricerca all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Master alla London School of Economics e un lavoro nell’alta finanza alla Bank of England. Ma anche, il desiderio mai sopito di fondare un’azienda che parlasse di lei, trasmettendo uno dei valori che le sta più a cuore: il rispetto dell’ambiente.
E’ la scelta di Flavia Samorìamministratore delegato di Enermìa che nel 2017, insieme ad altri soci, ha fondato la startup innovativa, che fornisce colonnine di ricarica e servizi per auto elettriche, con sede a Modena. Madre di due figli e imprenditrice innovativa ha intrapreso l’avventura green, con un ambizioso piano di sviluppo che dall’Emilia Romagna, Regione virtuosa con politiche attive nel settore della mobilità ecologica, guarda all’emergente mercato nazionale ed europeo.

Siamo felici che le passioni di Flavia accomunino tante altre giovani imprenditrici che ugualmente amano la cura dell’ambiente e la green economy.

Intervista a Flavia Samori co-founder di Enermìa

 

Come ha maturato la decisione di fondare una startup innovativa sul business della sostenibilità?

 

“L’idea di business nasce da una passione, quella per le tematiche ambientali. Una questione che mi sta particolarmente a cuore. Dopo anni di lavoro nel mondo della finanza, quella che genera valore e non specula, ho pensato di trasformare il mio interesse per l’ambiente in impresa. Volevo andare oltre la partecipazione attiva e fare qualcosa di concreto, promuovendo la mobilità sostenibile. Ho sempre pensato che muoversi sia indispensabile ma farlo con attenzione all’ambiente, necessario. Ecco perché l’e-mobility mi sembra una soluzione capace di avere impatto reale sul futuro ambientale di tutti noi. Volevo insomma dare un segnale che cambiasse seriamente il nostro stile di vita.”

Come ha attraversato la fase di cambiamento, mettendosi a fare l’imprenditrice?

 

“Passare da una grande organizzazione finanziaria all’essere imprenditrice è un cambiamento importante in termini di prospettiva. Specialmente se le motivazioni, come nel mio caso, nascono da convinzioni etiche. Avere un’esperienza professionale internazionale e una formazione di alto livello offre strumenti di analisi indispensabili per compiere scelte strategiche e interpretare il mercato, individuando, come nel caso di Enermìa, soluzioni che rispondono alla domanda di servizi avanzati per un settore come il nostro.”

Di cosa si occupa principalmente la sua azienda?

 

“Il core business di Enermìa sono le colonnine di alimentazione delle auto elettriche, indispensabili per garantire la piena autonomia come servizio pubblico e privato. I nostri clienti spaziano dall’ente pubblico impegnato a incentivare la mobilità sostenibile nel proprio territorio, alle imprese, ai centri commerciali, condomìni, gestori di parcheggi. La mobilità elettrica è infatti una importante occasione per intervenire concretamente sulla qualità dell’aria nelle grandi città e nei territori come la pianura Padana.”

 

Oggi, come si posiziona la startup e quali sono le prospettive future di Enermia?

 

“Il nostro orizzonte di business parte dalla costruzione di una rete di ricarica con colonnine a cui si integrano i servizi accessori al brand Enermìa, che si estendono anche verso l’utente finale. Oltre all’hardware, per le colonnine, sviluppiamo anche le app, le piattaforme informatiche di gestione, il software. Un’offerta a 360 gradi che non si limita a un solo aspetto della filiera, ma fa di Enermìa un partner ideale per la fornitura di servizi flessibili e personalizzati per la mobilità green. Il nostro modello di business vede un’offerta flessibile pronta sia per il mercato principale che a supporto dei mercati in cui sono attivi i nostri clienti, nel settore pubblico e privato.

Nel primo, abbiamo molti accordi che ci qualificano come fornitori affidabili e consolidati, con importanti Comuni ed enti pubblici di medie e grandi dimensioni come Bologna, Milano, Regione Emilia-Romagna, Genova, Castelfranco Emilia, Quarrata in provincia di Pistoia, Ragusa, tanto per citarne alcuni. Non mancano gli accordi con associazioni di categoria come i taxisti, le società di car sharing, i gestori di parcheggi, la ristorazione, la grande distribuzione. Si tratta di aziende che uniscono la sensibilità ambientale alla necessità di servizi a valore aggiunto per il loro pubblico, senza dimenticare che il green è una leva di marketing importante”.

 Quale contributo dà la sua azienda alla ‘causa’ ambiente?

 

“La logica di sviluppo degli accordi è basata sull’idea di spingere l’uso del veicolo elettrico in modo più capillare, con una precisa strategia focalizzata sul suo utilizzo reale e non sul solo possesso. Ecco perché puntiamo anche ad aree periferiche, al di fuori delle grandi città, perché il veicolo elettrico diventi una possibilità anche per chi non vive nei grandi centri urbani. Anche le grandi imprese entrano nel nostro universo di business: per chi voglia sviluppare il loro servizio di mobilità elettrica, Enermìa offre la gestione chiavi in mano di tutta la filiera di servizi, dall’infrastruttura ai sistemi informatici a brand Enermìa o di terze parti, su cui siamo in grado di sviluppare le personalizzazioni del caso. Anche così si contribuisce all’ambiente”.

 

Con il Coronavirus sta diminuendo l’inquinamento. In seguito crede che le persone saranno più sensibili al tema ambientale?

 

“Per quanto la difficile situazione attuale possa far apparire la questione ambientale meno centrale, le cose non stanno così. Anzi, grandi esperti virologi hanno evidenziato il rapporto tra sfruttamento dell’ambiente, inquinamento e insorgenza di problemi respiratori. Ecco perché penso che l’emergenza COVID solleciterà ancora di più le coscienze a una riflessione, rafforzando le buone pratiche ambientali e il mercato della mobilità elettrica, anziché indebolirlo. E i dati ci danno ragione. L’aumento del parco auto elettrico in Italia, avrebbe un forte impatto sia sulla qualità ambientale urbana che sui valori totali delle emissioni, oltre ad essere una interessante occasione di business per il nostro paese. Pochi infatti sanno, che l‘Italia è leader nella produzione di energie rinnovabili, con il 40% di energia prodotta che, se utilizzata per la mobilità, avrebbe un impatto significativo nella riduzione globale delle emissioni da fonti fossili.”

 

Secondo lei, a livello imprenditoriale, le donne ancora oggi sono più svantaggiate degli uomini?

 

“Ho sempre pensato che per un’imprenditrice le differenze non ci fossero e mi sono sempre comportata di conseguenza. E’ evidente però che ancora oggi una donna non possa “solo” lavorare ma debba dedicarsi a un mare di altre attività legate al mondo dei figli, della gestione domestica, dell’organizzazione famigliare a cui gli uomini semplicemente non sono chiamati dalla società. Sotto questo profilo quindi la sensibilità collettiva deve compiere significativi passi avanti, perché anche una donna possa decidere, ad esempio, di cambiare lavoro, andando in un’altra città, aumentando l’impegno, i viaggi, le responsabilità, senza che questo sia considerato socialmente deprecabile o irrealizzabile per la divisione dei carichi di famiglia. Un aspetto che ha grande impatto anche sulle retribuzioni. E’ un salto culturale importante su cui penso serva l’impegno di tutti, uomini e donne, esattamente come serve un coinvolgimento collettivo per la gestione dell’emergenza ambientale globale”.

 

Qui l’intervista completa realizzada da Assodonna a Flavia Samorì.